Caminante, no hay camino

"Caminante, son tus huellas
el camino y nada más;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.


"Al andar se hace camino
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante, no hay camino
sino estelas en el mar…


"Todo pasa y todo queda,
pero lo nuestro es pasar,
pasar haciendo caminos,
caminos sobre el mar"




Antonio Machado





venerdì 16 dicembre 2011

Melendi - Caminando Por La Vida

Huele a aire de primavera
tengo alergia en el corazón
voy cantando por la carretera
de copiloto llevo el sol.

Y a mi no me hace falta estrella
q me lleve hasta tu portal
como ayer estaba borracho
fui tirando migas de pan

Voy camiando por la vida, sin pausa, pero sin prisas
procurando no hacer ruido, vestio con una sonrisa, sin complejo ni temores,
canto rumbas de colores
y el llorar no me hace daño siempre (y) cuando tu no llores

Y el milindri a mi me llaman
en el mundillo calé
porque al coger mi guitarra
se me van solos los pies.

Y este año le pido al cielo ( ay vamonos)
La salud del anterior.
No necesito dinero,
voy sobrao en el amor.

Voy camiando por la vida, sin pausa, pero sin prisas
procurando no hacer ruido, vestio con una sonrisa, sin complejo ni temores
canto rumbas de colores
y el llorar no me hace daño siempre (y) cuando tu no llores ayy

Y no quiero amores, no correspondidos
no quiero guerras
no quiero amigos
que no me quieran sin mis galones

No me tires flores
Ni falsas miradas de inexpresion
que no dicen nada
del corazón que me las propone

Porque voy camiando por la vida, sin pausa, pero sin prisas
procurando no hacer ruido, vestio con una sonrisa, sin complejo ni temores
canto rumbas de colores
y el llorar no me hace daño siempre (y) cuando tu no llores ayy

mercoledì 16 novembre 2011

Monte San Giorgio - il monte dei dinosauri

Monte San Giorgio
- Il monte dei dinosauri -
Patrimonio Mondiale dell’Unesco
(Canton Ticino/Svizzera)

Salita disl. 650 m – 1h30’/2h Discesa 2h/2h30’

Promontorio montuoso che divide i due rami meridionali del lago di Lugano, culminante nei 1097 metri della cima del monte San Giorgio; famoso per i ritrovamenti fossili del triassdico, ma anche altrettanto famoso per lo splendido panorama sul lago di Lugano e sulla catena alpina.
Da Varese si raggiunge il paese di Viggiù e da qui il valico di Saltrio. Entrati in Svizzera si seguono le indicazioni stradali per Arzo e Meride, fino alla località Fontana Fredda, un paio di chilometri oltre il paese di Meride.


Qui si parcheggia l’auto e si inizia la salita, segnalata con segnavia bianco-rossi. Attraversate alcune passerelle in legno, il sentiero si immette nella mulattiera proveniente dal paese di Meride. Si procede in salita su un fondo ricoperto da frantumi di lastre di roccia, comune a tutti i sentieri della zona. La vegetazione è costituita prevalentemente da castagno, roverella, agrifoglio, acero di monte e maggiociondolo, la cui fioritura a maggio costituisce uno spettacolo unico nel suo genere. Più in alto diventano prevalenti i faggi, di cui un esemplare davvero eccezionale si erge maestoso poco sotto la cima.

Verso la metà della salita si incontra una piccola radura prativa su cui sorge il rifugio privato di Sant’Uberto e una piccola cappella. Qui il sentiero si sdoppia: a destra continua la salita diretta verso la cima, a sinistra una variante che si innesta sul sentiero che sale dalla località Crocefisso per proseguire poi a sua volta fino alla cima.




Poco sotto la cima si trova il grande faggio di cui sopra e un grande edificio, ormai pericolante; subito dopo si risale l’ultimo pendio erboso, seguito da suggestivo boschetto di betulle, oltre il quale sorgono la chiesetta-ricovero e le roccette della cima vera e propria.




Una lunga sosta si impone, non solo per lo spuntino di mezzogiorno, ma anche e soprattutto per ammirare lo spettacolo eccezionale che sta di fronte a noi e per condividere con chi è con noi una tale emozione.






Diventa davvero difficile prendere la decisione di interrompere le nostre meditazioni per iniziare la discesa, ma le ore passano inesorabili. Per il rientro si segue il sentiero segnalato con la freccia gialla riportante l’indicazione della località del “Crocefisso”.
Questo percorso, un po’ più accidentato, consente di effettuare un ampio giro attraverso i boschi, con qualche vista sul ramo del lago che viene verso l’Italia, a Porto Ceresio.





Dal Crocefisso si attraversa la strada asfaltata proveniente da Serpiano e appena oltrepassato uno spazio di parcheggio nel bosco, si prende il sentiero di sinistra in direzione di Meride.
Dopo aver attraversato un ampio prato attrezzato per pic-nic si affronta una lunga disceso che ci porta ad una casa circondata da prati con animali al pascolo. Proseguendo si incontra una piccola cappella in località Campagna e poi finalmente una fattoria e subito dopo il grande lavatoio in località Fontana Fredda, punto di partenza in mattinata.




Nel paese di Meride si trova un piccolo ma interessante museo “dei dinosauri”, la cui visita è senz’altro raccomandabile; il problema è solo dove parcheggiare l’auto.

venerdì 11 novembre 2011

INNO ALLA VITA

"La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, valorizzala.
La vita è amore, vivilo.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La via è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è la vita, difendila."

Madre Teresa di Calcutta, Inno alla vita

I corridori felici

"Spesso osservo il volto degli individui che praticano jogging, per vedere se sono tristi o infelici. I corridori felici - quelli che procedono a velocità moderata e si godono il piacere di stare all'aria aperta e lontani dalla scrivania - sono sulla giusta via. Si tengono in movimento, senza ansia. Farebbero meglio (almeno per le loro ginocchia) a dedicarsi a lunghe passeggiate, ma intanto rientrano nella categoria di persone "regolarmente attive" che sembra conciliarsi con una vita più lunga."
D. Morris, intervista a La Repubblica, 10 aprile 2008

Ci deve riguardare tutti

"[...] fare propria, rispettare l’esperienza degli altri, quello che stanno provando, non ignorarla solo perché riguarda «gli altri» anziché noi stessi.
Perché se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi."
Strada Gino, Buskashi. Viaggio dentro la guerra

I miti del nostro tempo

"(…) E allora il lifting facciamolo non alla nostra faccia, ma alle nostre idee e scopriremo che tante idee convenzionali, che in noi sono maturate guardando ogni giorno in televisione lo spettacolo della bellezza, della giovinezza, della sessualità e della perfezione corporea, in realtà servono per nascondere a noi stessi e agli altri la qualità della nostra personalità, a cui magari per tutta la vita non abbiamo prestato la minima attenzione, perché sin da quando siamo nati ci hanno insegnato che apparire è più importante che essere, con il risultato di rischiare di morire sconosciuti a noi stessi e agli altri."
Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo

mercoledì 9 novembre 2011

Lentamente muore

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marci,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero
su bianco e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza,
per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicità.

M. Medeiros, Lentamente Muore

martedì 8 novembre 2011

Come impegnare –camminando- una giornata di fine stagione.Camminate gente….!

MERGOZZO – SENTIERO AZZURRO – VILLAGGIO DI MONTORFANO (50’ / 1h) – CIMA DEL MONT’ORFANO (1h30’/1h45’)– DISCESA DAL VERSANTE OPPOSTO VIA CASERMETTE - MERGOZZO (2h15’/2h30’). Tempo tot.(soste a parte)= 5h15’ – Disliv. tot. 550m


Il paese di Mergozzo, che si affaccia sul lago omonimo, è particolarmente interessante da visitare per la sua struttura, costituita da varie viuzze strette tra case antiche e per alcuni monumenti religiosi importanti per la loro architettura: S.Marta, chiesetta romanica del XII° sec. con abside circolare e la chiesa parrocchiale del sec.XVII° con ampia scalinata e portico circolare con le cappelle della Via Crucis. Sul lungo lago si può ancora ammirare ciò che resta dell’antico olmo, oggi imbrigliato per evitarne la caduta.









L’auto va lasciata al posteggio che si incontra sulla sinistra uscendo dal paese in direzione di Domodossola. Si attraversa l’ultima parte del paese seguendo le indicazioni “Disco Club Eden” fino ad individuare i segnavia bianco-rossi che identificano un piccolo sentiero che si stacca a destra da una curva in salita della strada asfaltata. Da qui in avanti tutto il percorso che porta al paese di Montorfano attraverso il “Sentiero Azzurro” è sempre perfettamente segnato con segnavia bianco-rossi, ma anche azzurri e da alcune grosse targhe di legno.










Il Sentiero Azzurro corre, pressoché pianeggiante, alto sulla costa che domina il lago di Mergozzo. Nell’attraversare un ponticello su un piccolo torrente con cascatella, prestare particolare attenzione ad una delle ormai rare stazioni di “Felce Florida” (Osmunda Regalis) presenti nei nostri territori.





Il sentiero termina sulla strada asfaltata che porta al villaggio di Montorfano, poco prima del piccolo cimitero. Il villaggio di Montorfano, un tempo costruito ed abitato dagli stessi cavatori che lavoravano nelle cave di granito della zona, possiede un vero e proprio gioiello di architettura
romanica del XII° secolo, rappresentato dalla chiesa di S.Giovanni, edificata sui resti di un precedente oratorio del VII° secolo, di cui ancora conserva al suo interno il fonte battesimale paleocristiano ad immersione.







La salita alla cima del Mont’Orfano inizia poco prima della suddetta chiesa, sulla destra, con passaggio a fianco di una sbarra e preceduta dai cartelli indicatori dei tempi di salita, abbastanza tirati. Il fondo del sentiero non è certo dei migliori, e peggiora mano a mano che si sale. Si passa
accanto ad un promontorio di granito adibito a palestra di roccia e più in alto ci si imbatte in ciò che rimane dell’enorme scivolo di lastre di granito su cui venivano fatti scivolare verso valle i blocchi estratti nella cava a monte.
Manufatto abbastanza impressionante per le dimensioni e per la pendenza: camminarci sopra in salita, e ancora peggio in discesa, provoca una certa emozione e non è consigliabile: uno scivolone potrebbe costare caro.




Solo verso la cima il sentiero si addolcisce un po’, regalandoci uno scorcio sul lago, sulla valle del Toce e sul grande parco industriale di Gravellona. Sulla cima, a quota 794 m., affiora il granito che forma alcune “piazzole” panoramiche in mezzo alle betulle e all’erba alta. La vista si estende in particolare sul solco della valle verso Domodossola con il Toce, la superstrada, i vari villaggi ai piedi dei monti, con le cave di marmo di Condoglia da un lato e il M.Massone dall’altro. Più lontane, ma ben evidenti alcune cime di 4000 metri al confine con la Svizzera.











La discesa si svolge lungo i tornanti di una stretta strada militare, il cui fondo è ormai invaso da terra e vegetazione, rendendo il passo un po’ difficoltoso. Sono tuttora pressoché intatti i muri di sostegno di tale opera militare, a dimostrazione che i genieri del reale esercito sapevano il fatto loro.
Nella depressione che separa la cima vera e propria dall’anticima c’è una piccola sorgente ’acqua.
Su questa anticima si possono scorgere ormai a fatica i resti delle fortificazioni delle linea Cadorna.
Si prosegue nella discesa scegliendo la direzione, ben segnalata con paline gialle, per Mergozzo-Casermette-Cava di granito verde.
Quasi al termine di questa lunga discesa su strada militare, abbastanza larga ma ancora una volta dal fondo un po’ disagevole, dopo aver oltrepassato una costruzione in blocchi di cemento e con tetto di lamiera, prestare attenzione ad un piccolo sentiero che si stacca sulla destra, peraltro segnalato con segnavia bianco-rossi, che porta con ripida discesa a ricongiungersi sul Sentiero Azzurro in prossimità di alcuni grossi castagni e di un capitello dedicato alla Madonna. Di qui siamo passati all’andata.



Ora si procede in discesa in direzione opposta a quella dell’andata.fino al parcheggio. Ma forse prima di raggiungere l’auto converrà fare una deviazione sulla destra e attraversare il villaggio per le sue vecchie stradine fino al lago per un saluto all’antico grande olmo e per ammirare i
monumenti di cui sopra.

lunedì 7 novembre 2011

Il cammino di Santiago

"Il pellegrinaggio è un cammino alla ricerca di se stessi: il santuario di Compostela è la metafora della soggetiva ricerca del senso e del fine della propria esistenza. Nel camminare, come nel sostare, s'avverte profondamente il mistero e la solitudine della propria vita e quella degli altri che camminano insieme a noi. Sentire che anche loro sono come noi alla ricerca ci fa sentire meno soli. Ci da speranza e ci sprona a proseguire il percorso. [...] Il pellegrino, sempre più affascinato dal mondo fisico delle 'vibrazioni' che sono alla base dell'energia vitale, ha sentito forte in diversi momenti muoversi dentro e intorno a se' questa energia 'vibrante'. il pellegrinaggio per Compostela diventa più che mai la rappresentazione in piccolo dell'umanità che è in cammino. (Alfio Cascioli, In viaggio con il Pellegrino)

MONTORFANO E IL SENTIERO AZZURRO - NUOVE FOTO

Indicazione per il Sentiero Azzurro

Indicazione per il Sentiero Azzurro

Il Sentiero Azzurro
Alla disperata ricerca della “Felce Florida”

Felci a confronto

Cimitero di Montorfano

Dove si va?

Funghetto delle fiabe

Strada Militare

Strada Militare

Strada Militare

Prodotti più o meno tipici a Mergozzo

Mergozzo centro

Personaggi tipici

Chiesa di Santa Marta

Sfilata della Fanfara Ossolana

Sfilata della Fanfara Ossolana

giovedì 27 ottobre 2011

Il "guizzare" della vita

"Che io senta la vita guizzare in me, sia essa sulla lingua o sia nelle suole' sia nella voluttà o sia nel tormento, che la mia anima sia mobile e possa insinuarsi con cento giuochi della fantasia in cento forme, in parroci e viandanti, in cuoche e assassini, in fanciulli e animali, in particolare in uccelli ed anche in alberi, questo è essenziale, questo voglio e di questo ho bisogno per vivere, e se un giorno tutto questo non dovesse più essere, se la mia vita dovesse essere inquadrata nella cosiddetta 'realtà', allora preferirei morire" - H. Hesse, Vagabondaggio

mercoledì 26 ottobre 2011

Viandanti

"Noi viandanti siamo abituati a coltivare i desideri amorosi proprio per la loro inappagabilità, e quell'amore che apparterrebbe alla donna noi lo dissipiamo profondendolo al villaggio e alla montagna, al lago e alla voragine, ai bimbi sul sentiero, al bove sul prato, all'uccello e alla farfalla. Noi liberiamo l'amore dall'oggetto, l'amore da solo ci è sufficiente, così come nel nostro vagare non cerchiamo la meta, ma solo il godimento del vagabondaggio per se stesso, l'essere in cammino" (H. Hesse, Vagabondaggio)

martedì 18 ottobre 2011

Appunti di viaggio: Camogli - Monte di Portofino - San Fruttuoso - Domenica 16 ottobre 2011


La mattina di domenica siamo pronti e puntuali nel posteggio di Castelletto. Sono le ore h 6,30 e ci siamo tutti: Renato, Santina e Memi, Elena (io).
Si parte per Camogli, da dove ci dirigeremo a piedi per San Fruttuoso, passando per il monte di Portofino. Arrivati a Camogli e trovato un posteggio non a pagamento, cia dirigiamo alla stazione, dove ci attende Lucia, arrivata in treno da Milano e pronta per unirsi al gruppo.
Dopo un unizio un po' incerto, intervallato da sosta al bar per colazione, ricerca di una toilette, verifica degli orari dei battelli per il ritorno, acquisto di focacce e focaccine, ci avviamo verso la stradina alberata che darà inizio alla nostra escursione.




Cercando di aumentare il passo, sopprattutto su incitazione di Renato, sempre più preoccupato di non riuscire a raggiungere in tempo utile San Fruttuoso, cominciamo la lunga scalinata che ci porterà alla Chiesa di San Rocco.








Dopo una breve sosta, ci rimettiamo in cammino. Tra breve, le nostre strade si divideranno: Renato ed io ci incammineremo verso S. Fruttuoso e Lucia, Santina e Memi si dirigeranno a Punta Chiappa, dove prenderanno il battello per San fruttuoso.

Cominciamo così una nuova salita sul monte di Portofino, la quale ci farà guadagnare un bellissimo belvedere con vista a picco sul mare.



Ci fermiamo qui per il pranzo, ascoltando profonde citazioni del "Viaggio al termine della notte" di Celine, con tanto di riferimenti incrociati con Bardamù di Vinicio Capossela. Riprendiamo la nostra camminata: fra poco comicerà la discesa che metterà a dura prova le mie acciaccate ginocchia e che ci porterà alla baia di San Fruttuoso.  
Eccoci a "Pietre Strette": i cartelli indicano la deviazione per S. Margherita e la via di ritorno per Camogli via Ruta. Noi proseguiamo per San Fruttuoso: tra poco comincerà la lunga discesa.







Dopo una tappa all'Agririfugio "Molino", dove ci fermiamo per chiedere informazioni sulle camere e i costi (bellissima la vista della camera a 5 letti), scendiamo a San Fruttuoso dove, seduto sulla spiaggia, ci aspetta il resto del gruppo, un poco preoccupato di poter perdere l'ultimo traghetto. Ma niente paura, resta anche il tempo per una sosta té o caffé.